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Immagini negli occhi

Avrei dovuto capire che da grande sarei diventata fotografa una lontana sera della mia infanzia.

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Avevo forse otto anni, era periodo natalizio e, come da tradizione a quei tempi, dopo cena erano venuti a giocare a carte gli amici più cari dei miei genitori. Quei signori che impari a chiamare zii appena inizi a parlare, quelli che, per fortuna in qualche modo restano sempre.


Mia madre aveva agghindato il tavolo della cucina in una maniera tale che avrebbe fatto invidia a una bisca e man mano che le carte transitavano sulla spessa tovaglia verde il fumo delle sigarette si contorceva ed espandeva per la stanza rivestita di doghettato marrone. Ah, quel doghettato...

Io non potevo partecipare a quei giochi ma amavo osservarli, amavo vivere quei momenti insieme ai miei genitori, sentirmi parte di quel loro lontano mondo che magicamente si mischiava con il calore di casa nostra.

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Giravo intorno al tavolo, mi domandavo il perché di quella carta girata e l'altra no, osservavo le espressioni accigliate e facevo domande. Quelle le faccio tutt'ora...

Poi è successa una cosa, una cosa che negli anni ho ripetuto più e più volte, una cosa che ho radicato talmente tanto nella mia mente da rimanere così evidente quanto celata e che proprio ora si manifesta a me nel suo chiaro significato.

Ho guardato sopra il televisore della cucina. Era un televisore degli anni '90 col tubo catodico e di spazio per poggiarci roba sopra ne aveva molto. Mia madre gli aveva affidato un salvadanaio a forma di maiale. Non era il classico maialino rosa, ma un distinto porcello in completo blu e cilindro che sornione si godeva i suoi sacchi di soldi, su di essi seduto. Ora che ci ripenso mi domando come possa aver conservato un simile oggetto la mia mamma, che odia ogni rappresentazione in ceramica di ogni cosa.

Ricordo di aver guardato il maiale sopra il televisore e d'un tratto ho sentito nascere dentro di me il desiderio di vedere con gli occhi suoi.

Cosa vede il maiale da lassù?

Non mi sono voltata per imitare il suo punto di osservazione, non ne ho avuto il bisogno. Sapevo cosa c'era alle mie spalle: il tavolo, la mamma, il papà, gli zii, il fumo, le carte...

Era tutto lì davanti a me attraverso quegli occhi porcini.

Ed è stato tutto immediato e naturale. Quell'immagine è ancora nitida nella mia mente, mi pare di sentirne l'odore per la sua vividezza. Sa di fumo, di calore e di complicità.

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Da quel giorno mi è capitato molto spesso di gettare un'occhiata alla cucina con gli occhi del porcello. Poi da qualsiasi altro punto avessi mai avuto la curiosità di vedere.

E vedevo tutto. Anche da punti inarrivabili. Da punti attraverso i quali per sapere come appariva il mondo dovevo per forza creare delle immagini basandomi su quello che vedevo dai miei bassi occhi affamati.

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Mi appartiene questa voglia di vedere e capacità di creare una vista.

È quello che faccio quando voglio scattare una foto. È quello che realizzo quando guardo attraverso il mirino dopo essermi messa in un certo punto... esattamente quello che pensavo avrei visto.



Buffo come a volte qualcosa di tanto palese venga trascurato. Forse è talmente insito in me da non poterne distinguere la forma finché una mattina, alle 4, proprio come la cucina dal porcello, invece di guardarla coi miei occhi la guardo con altri esterni a me.

O forse... è stato Marco Donghia a sussurrarmi che merito di vedermi per quello che sono.


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6 commenti


corrado genua
corrado genua
25 mar 2024

Sei davvero un'artista polietnica, arrivi al cuore delle persone. Sei diretta, sei come dire... sei molto schiatta 🏆

Modificato
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Giacomo Rasetti
Giacomo Rasetti
27 apr 2020

Dimostri sempre di avere una serie di talenti che si guardano tra di loro.

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Giacomo Rasetti
Giacomo Rasetti
27 apr 2020

Bellissimo. Grande Ilenia!

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Em Power
Em Power
26 apr 2020

Brava Ilenia, attrice...scrittrice...fotografa, il tuo animo artistico viene fuori in qualsiasi cosa fai. Luca

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Qualunque cosa tu faccia..è bellissimo!

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